Le strategie compensative per il Parkison

Cosa sono le strategie compensative ?

Sono i comportamenti, gli strumenti tecnologici, le procedure, spesso ideate dai pazienti, utili per compensare le difficoltà causate dalla patologia con il fine ultimo di mantenere l’indipendenza e la capacità motoria.

Non sempre le strategie sono condivisibili tra pazienti ed è bene che vengano vagliate insieme a familiari, specialisti della riabilitazione ed ai medici sia in termini di efficacia che di sicurezza.

Un esempio pratico e concreto di una “condivisione” che ha dato vita all’articolo ed alla monografia sul freezing realizzata in collaborazione con il Gruppo Facebook Caregiver Italiani del Parkinson e con la collaborazione della dott.ssa  Francesca Morgante.

Gli studi scientifici sdoganano le strategie compensative

Le strategie compensative come vedremo in seguito, nonostante la loro comprovata efficacia, sono utilizzate da pochi pazienti ed ancor più rari sono i medici che le promuovono come possibili soluzioni ai problemi motori.

Purtroppo ciò è causato dall’imbarazzo provato dalle persone con Parkinson e dai loro cari nel mettere in atto “i loro trucchi strani”.

Le persone con Parkinson spesso inventano espedienti creativi per superare loro difficoltà di deambulazione, al fine di rimanere mobili e indipendenti.
Dott.ssa Anouk Tosserams

La Dott.ssa Anouk Tosserams, del Radboud University Medical Center di Nijmegen, nei Paesi Bassi, ha promosso diversi studi finalizzati a:

  1. censire tutte le varie forme di strategie compensative adottate dalle persone con Parkinson
  2. valutare la conoscenza delle strategie sia da parte dei pazienti che da parte dei medici
  3. valutare la reale efficacia di alcune strategie

Fonte in inglese: PubMed

Canale video su Youtube (work in progress):

 

Le attività di Wikiparky proseguono

di Giulio Maldacea

I 6 mesi di riabilitazione intensiva non sono stati sufficienti, a breve dovrò affrontare un nuovo intervento chirurgico ed altri mesi di riabilitazione. Non vi nascondo che la preoccupazione comincia ad essere tanta, vedo la qualità della mia vita e la mia autonomia sempre più compromesse nonostante gli sforzi immensi della mia famiglia e delle persone che veramente mi vogliono bene,  senza le quali oggi non sarei qui a scrivervi.

La posta in gioco è alta, è la vita che mi resta di vivere. Per questi motivi questa volta non resterò “online”, dovrò concentrarmi al massimo e non sono ammesse distrazioni.

Il portale WikiParky proseguirà le attività, seppure momentaneamente ridotte, grazie alla disponibilità ed alla generosità di Jenny Fumanti – presidente della Associazione CA.TE.RI.NA. – già trainer della classe di CantoTerapia. Al momento è confermata l’operatività fino a marzo 2023 delle classi in diretta:

e delle classi programmate:

Cosa è il progetto riabilitativo individuale (PRI)

Il progetto riabilitativo individuale (PRI) è volto al recupero dell’autonomia nelle attività di vita quotidiana e lavorative ed al incremento della partecipazione sociale. Deve soddisfare le esigenze della persona con una particolare enfasi sulle sue aspettative e sulla qualità di vita.

Il progetto riabilitativo è quindi lo strumento per “progettare l’autonomia” e viene elaborato dall’equipe interdisciplinare insieme con la persona e la sua famiglia ed ha un responsabile che è il medico fisiatra.

L’elaborazione di un progetto consta di varie fasi:

  • la valutazione volta a identificare i problemi e le loro causa
  • la definizione degli obiettivi (elaborata dall’esito delle valutazioni specialistiche e delle aspettative e esigenze della persona) con la definizione dei tempi previsti per raggiungerli e i rispettivi indicatori di esito (ovvero parametri o scale cliniche che misurano e dimostrano il livello di raggiungimento degli obiettivi)
  • la scelta del “setting” (luogo dove effettuare la riabilitazione che può essere in regime di ricovero, ambulatoriale o domiciliare). La scelta del “setting” riabilitativo  dipende da vari fattori: grado di disabilità del paziente; condizioni cliniche; disponibilità logistiche (possibilità di trasporto o ad esempio impegni di lavoro); necessità di assistenza infermieristica continua; necessità di attrezzature; valutazione dei vantaggi e degli svantaggi di ogni setting.
  • la definizione dei programmi riabilitativi che comprende: la definizione degli interventi; l’individuazione degli operatori; definizione delle modalità e tempi di erogazione; definizione delle misure di esito per valutare l’efficacia dei programmi.

Durante l’attuazione del PRI deve essere previsto un monitoraggio per potere modificare e adattare il progetto ad eventuali cambiamenti e nuove esigenze della persona. La verifica finale permette di valutare il raggiungimento degli obiettivi e l’efficacia del PRI.
La riabilitazione effettuata tramite progetti riabilitativi condivisi con la persona con SM comporta una precisa definizione degli obiettivi e di conseguenza la definizione della tempistica necessaria per raggiungere tali obiettivi. Le prescrizioni di un determinato n° di sedute al di fuori di un progetto riabilitativo sono spesso afinalistiche (senza obiettivi definiti), potenzialmente non efficaci   e senza la possibilità di verificarne l’utilità o la adeguatezza come numero. 

Un saluto al Prof. Meco

Il 4 giugno 2022 è venuto a mancare il Prof. Meco.

Ricordiamo una sua citazione: “… il Parkinson è una malattia per persone intelligenti”. La conoscenza della patologia ed una informazione tempestiva ed aggiornata nel tempo sono gli elementi fondamentali per mettere in  grado le  famiglie  di  definire in modo consapevole la migliore strategia terapeutica.

Buon viaggio Prof …

 

 

Genetica ed ereditarietà nel Parkinson (esteso)

Contenuto a cura e di: 

Dott. Simona Petrucci
Unità di  Neurogenetica, Laboratorio CSS-Mendel
IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza
San Giovanni Rotondo
Dipartimento di Medicina Sperimentale
Università “La Sapienza”
Roma

Dott. Enza Maria Valente
Unità di  Neurogenetica, Laboratorio CSS-Mendel
IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza
San Giovanni Rotondo
Dipartimento di Medicina e Chirurgia
Università di Salerno

Introduzione

La malattia di Parkinson (MP) è la patologia neurodegenerativa più frequente dopo la malattia di Alzheimer. Colpisce infatti circa l’1% della popolazione con più di 60 anni e raggiunge il 4% tra i soggetti oltre gli 85 anni di età. Nonostante la prevalenza aumenti progressivamente con l’età, non sono rari i casi in cui la malattia si manifesta prima dei 45-50 anni (EOPD, Early Onset Parkinson’s Disease), che rappresentano circa il 3-4% dei pazienti con MP. Un esiguo numero tra questi presenta un esordio  prima dei 21 anni: si tratta di forme di parkinsonismo definito giovanile, dove spesso i segni clinici della MP rappresentano solo parte di un quadro neurologico più complesso ed invalidante.

Sebbene inizialmente si riteneva che la MP fosse causata da fattori ambientali (tossici, infettivi, ecc…), l’osservazione di una storia familiare positiva nel 10-20% dei pazienti suggerisce da tempo il coinvolgimento di fattori genetici nella patogenesi della malattia. Oggi la MP è considerata prevalentemente una patologia multifattoriale, cioè dovuta all’interazione tra molteplici fattori di rischio genetici ed ambientali. Il contributo di tali fattori varia da paziente a paziente, delineando un ampio spettro alle cui estremità troviamo da una parte i parkinsonismi puramente genetici (o monogenici) e dall’altra le forme cosiddette idiopatiche, in cui il contributo dei singoli fattori genetici ed ambientali è molto ridotto e difficile da identificare.

Negli ultimi 15 anni, la ricerca genetica sulle forme di MP familiare ha condotto ad importanti scoperte che hanno rivoluzionato le attuali conoscenze in questo campo. Ben 19 loci genici e 15 geni distinti sono stati correlati a forme monogeniche di MP, in cui mutazioni in un singolo gene sono sufficienti a causare la patologia. Queste forme, trasmesse con modalità autosomica dominante (AD) o autosomica recessiva (AR), sono complessivamente responsabili di circa il 10% dei casi di MP. Più recentemente, sono stati scoperti importanti fattori di rischio genetici per la MP, cioè varianti genetiche non sufficienti a causare la malattia ma che, se presenti, aumentano notevolmente il rischio di ammalare (anche fino a 5-6 volte tanto rispetto ai non portatori). Tali fattori di rischio genetici comprendono varianti polimorfiche in numerosi geni e mutazioni in eterozigosi in geni solitamente non causativi di MP, come il gene della beta-glucocerebrosidasi (GBA), responsabile della malattia di Gaucher, una malattia metabolica da accumulo a trasmissione autosomica recessiva.

In generale, si può assumere che più precoce è l’età d’esordio della MP, più elevata è la probabilità che si tratti di una forma monogenica o comunque con una forte base genetica.

MP a trasmissione autosomica recessiva

Nelle malattie a trasmissione autosomica recessiva è necessario che entrambe le copie dello stesso gene (alleli) siano mutate affinché la patologia si manifesti. Una ereditarietà recessiva è da sospettare in tutte quelle famiglie, spesso consanguinee, dove più individui di una stessa generazione, ma non i loro genitori né i loro figli, sono affetti dalla stessa patologia.

Ad oggi sono stati identificati 8 geni causativi di parkinsonismi AR, ma solo 3 di questi (PARK2/Parkin , PARK6/PINK1 e PARK7/DJ-1) causano forme pure di MP.
Gli altri geni (PARK9/ATP13A2, PARK14/PLA2G6, PARK15/FBXO7, DNAJC6 e SYNJ1) sono responsabili di forme atipiche di parkinsonismo giovanile, caratterizzate da una progressione rapida e da un complesso quadro clinico in cui i segni parkinsoniani sono variabilmente associati ad altre alterazioni neurologiche.

Parkinsonismo “puro” ad esordio precoce

Mutazioni bialleliche, omozigoti o eterozigoti composte, nel gene Parkin sono le più comuni alterazioni genetiche identificate nelle forme pure di MP esordio precoce (fino all’8-9% dei casi di MP con età d’esordio < 40-45 anni). Mutazioni nei geni  PINK1 e DJ- 1 sono invece più rare e rappresentano rispettivamente il 3-4 % e < 1 % dei casi di EOPD, con una frequenza variabile in popolazioni distinte.

La proteina codificata dal gene Parkin è una E3 ligasi che partecipa alla regolazione della degradazione proteasomica di substrati proteici, grazie alla sua capacità di trasferire a questi ultimi molecole di ubiquitina attivata. Il gene PINK1 codifica per una chinasi mitocondriale ad attività neuroprotettiva ed antiapoptotica. Recentemente è stato dimostrato che le proteine Parkin e PINK1 interagiscono in uno stesso pathway deputato a selezionare ed eliminare definitivamente dalla cellula i mitocondri danneggiati, processo noto oggi come mitofagia. Il gene DJ-1 invece codifica per una proteina coinvolta nella protezione della cellula neuronale dallo stress ossidativo.

PARK2/ Parkin (locus 6q25.2–q27)

Il gene Parkin è stato identificato nel 1998 in alcune famiglie di origine Turca e Giapponese che avevano un fenotipo comune definito “parkinsonismo ad esordio precoce con fluttuazioni diurne”. A distanza di 15 anni dalla prima descrizione, sono state identificate più di 170 differenti mutazioni , tra cui delezioni o moltiplicazioni di uno o più esoni del gene, piccole delezioni/inserzioni e sostituzioni nucleotidiche. La frequenza delle mutazioni si riduce significativamente con l’aumentare dell’età di insorgenza della sintomatologia, raggiungendo il 77% nei casi  con esordio prima dei 20 anni e diventando estremamente rara nei pazienti con esordio dopo 45 anni (2-7%). Altre caratteristiche cliniche tipiche di questa forma di parkinsonismo sono la precoce comparsa di distonia (soprattutto del piede), la lenta progressione della malattia, le fluttuazioni diurne, l’effetto benefico del sonno sulla sintomatologia e l’ottima risposta alla terapia con Levodopa o dopaminoagonisti, spesso però compromessa dall’insorgenza di effetti collaterali quali discinesie ed effetti di fine dose (“wearing off”). Occasionalmente possono essere presenti anche altri segni neurologici quali iperreflessia, o disturbi comportamentali (soprattutto ansia)  ma non demenza o alterazioni autonomiche.

PARK6/ PINK1(Chinasi 1 indotta da PTEN, locus 1p36)

Mutazioni bialleliche del gene PINK1, identificate per la prima volta nel 2004 in tre famiglie consanguinee di origine italiana e spagnola, sono la seconda causa più frequente di parkinsonismo AR ad esordio precoce, con una prevalenza che varia nelle diverse etnie (dall’1 al 9% dei casi). Si tratta solitamente di mutazioni puntiformi o piccole inserzioni/delezioni, mentre riarrangiamenti esonici ed estese delezioni, anche dell’intero gene, si riscontrano meno frequentemente. La MP associata a mutazioni del gene PINK1 è sostanzialmente indistinguibile dal fenotipo Parkin-correlato, con l’eccezione di una età d’esordio mediamente più tardiva (solitamente compresa fra  i 30 e i 50 anni), minor frequenza di fluttuazioni diurne e di beneficio da sonno, e frequente presenza di disturbi psichiatrici quali depressione, ansia e psicosi.

PARK7/ DJ-1(Daisuke-Junko-1, locus 1p36)

Tra le cause di parkinsonismo puro AR ad esordio precoce, le alterazioni del gene PARK7/DJ-1 sono di gran lunga le più rare. Mutazioni puntiformi e delezioni esoniche sono state descritte solo in pochi casi che presentavano una forma di parkinsonismo molto simile alle altre forme AR, fatta eccezione per una età d’esordio più precoce (solitamente intorno ai 20 anni), e per la presenza di caratteristiche fenotipiche atipiche quali blefarospasmo, distonia cervicale e disturbi psichiatrici.

MP a trasmissione autosomica dominante

Nelle malattie a trasmissione autosomica dominante (AD) è sufficiente che una sola copia del gene sia mutata perché la patologia si manifesti. Pertanto, una ereditarietà AD è da sospettare in tutte quelle famiglie dove almeno un individuo in più generazioni consecutive sia affetto dalla stessa patologia. La presenza di portatori asintomatici della mutazione (dovuto ad un fenomeno ancora non ben chiaro definito “penetranza incompleta”) può, in alcune occasioni, ostacolare il riconoscimento di questo tipo di trasmissione.

Almeno 8 geni e loci sono stati associati a forme AD di MP ma solo pochi tra questi (PARK1-PARK4/SNCA, PARK8/LRRK2, PARK17/VPS35 e PARK18/EIF4G1) sono considerati causativi di forme monogeniche di parkinsonismo. Mentre i geni  SNCA e LRRK2, e il parkinsonismo ad essi associato, sono ben caratterizzati, i dati disponibili per i geni VPS35 e EIF4G1, descritti per la prima volta solo pochi anni fa, sono ancora scarsi. Il ruolo patogenetico di altri geni (come PARK5/UCHL1, PARK11/GIGYF2 e PARK13/HTRA2) rimane invece ancora non confermato. Nelle forme dominanti l’età d’esordio è variabile, solitamente più tardiva rispetto alle forme recessive ma più precoce rispetto alle forme idiopatiche di MP.

Il gene SNCA codifica per l’alfa-sinucleina, una proteina di 140 aminoacidi con una spiccata propensione ad aggregare e formare fibrille insolubili, con effetti tossici diffusi per i neuroni dopaminergici. L’alfa-sinucleina rappresenta infatti la componente proteica maggiormente rappresentata nei corpi di Lewy, gli aggregati citoplasmatici tipici della MP, che si riscontrano nei neuroni dopaminergici superstiti. L’accumulo di alfa-sinucleina aumenta drasticamente in presenza di mutazioni puntiformi o in caso di moltiplicazioni dell’intero gene SNCA. Il gene LRRK2 codifica invece per una proteina citoplasmatica con diversi domini e numerose funzioni (tra cui attività chinasica). Alcune mutazioni di LRRK2 sembrano aumentare in  maniera patologica l’attività chinasica della proteina, ma ad oggi non è ancora ben chiaro il meccanismo patogenetico per cui la proteina mutata causi neurodegenerazione.  Infine, i prodotti dei geni VPS35 e EIF4G1 sono rispettivamente una subunità del complesso retromerico, che regola il traffico intracellulare di vescicole sinaptiche e il riciclaggio di proteine, e un fattore di trascrizione coinvolto nei processi di traduzione delle molecole di RNA messaggero. Anche in questi casi il meccanismo patogenetico di danno neuronale non è ancora stato ben caratterizzato.

PARK1-PARK4/SNCA (alfa-sinucleina, locus 4q21-q23)

Mutazioni puntiformi e moltiplicazioni del gene SNCA rappresentano una causa abbastanza rara di MP a trasmissione dominante. Le duplicazioni rappresentano circa l’1-2% dei casi familiari di MP compatibili con una trasmissione AD, ma sono state occasionalmente descritte anche in casi sporadici. Invece, le triplicazioni dell’intero gene e le mutazioni puntiformi sono estremamente rare, ed identificate per lo più in isolati casi familiari.

Sinora sono state identificate cinque mutazioni puntiformi nel gene SNCA (p.A53T, p.A30P, p.E46K, p.H50Q e p.G51D). Tali mutazioni sono associate ad un parkinsonismo ad elevata penetranza (fino all’85% per la mutazione p.A53T), con esordio prima dei 50 anni ed iniziale buona risposta alla terapia farmacologica. In molti casi tuttavia si assiste ad una rapida progressione della sintomatologia motoria ed alla comparsa di segni non motori quali compromissione cognitiva, alterazioni autonomiche, disturbi psichiatrici e segni atipici come ipoventilazione e mioclono. Le moltiplicazioni dell’intero gene invece sembrano causare un fenotipo strettamente correlato al numero di copie del gene SNCA. Infatti, le triplicazioni sono associate costantemente ad una forma di MP altamente penetrante, rapidamente progressiva e ad esordio precoce (entro la quarta decade), accompagnata da gravi disturbi della sfera cognitiva, psichiatrica e disautonomica. Le duplicazioni invece sono associate ad una più ampia variabilità clinica che va da soggetti sani non penetranti (la penetranza calcolata è del 33% circa) a forme simili ad una MP idiopatica ad esordio tardivo,  a quadri più gravi con coinvolgimento non motorio e progressione rapida, che ricordano quelli causate dalle triplicazioni del gene.

PARK8/LRRK2 (kinasi 2 ricca di ripetizioni di leucina, locus 12q12)

Le mutazioni del gene LRRK2 sono la causa più comune di MP a trasmissione AD, descritta sia in casi familiari che sporadici, con una frequenza che varia dal 2% al 40% nelle diverse popolazioni. Nella maggior parte dei casi mutazioni in questo gene sono responsabili di MP molto simile alla forma idiopatica, caratterizzata spesso da tremore unilaterale (frequentemente il primo tra i segni clinici a comparire), buona risposta alla terapia farmacologica e, in alcuni casi, compromissione cognitiva. L’esordio è estremamente variabile, dalla quarta all’ottava decade di vita, sebbene la penetranza aumenta con l’età per cui è più frequente osservare soggetti con esordio in età tardiva.

LRRK2 è un gene molto grande (51 esoni) e fino ad oggi sono state descritte più di  100 varianti nucleotidiche ( http://www.molgen.ua.ac.be/PDmutDB ). Tuttavia solo sette sono state definite sicuramente patogenetiche (p.N1437H, p.R1441C, p.R1441G, p.R1441H, p.Y1699C, p.G2019S e p.I2020T).
Tra queste, la più comune è la mutazione p.G2019S: la sua frequenza sembra diminuire proporzionalmente con l’aumentare della distanza dalle aree del Mediterraneo, verosimilmente per un effetto fondatore: la mutazione è infatti molto frequente nella popolazione Ebrea Ashkenazita e Araba nord-Africana (fino al 40%), mentre la frequenza si riduce nelle popolazioni caucasiche (5-8 % dei casi familiari e 0,5-2% dei casi sporadici) ed è estremamente rara in Asia. La mutazione p.R1441G invece è particolarmente frequente nella regione basca della Spagna, anche qui per un effetto fondatore.

PARK17/VPS35 e PARK18/EIF4G1

Mutazioni dominanti nei geni VPS35 e EIF4G1 sono causa molto rara di parkinsonismo simil-idiopatico, con frequenza stimata rispettivamente dello 0,1% e 0,02-0,2%. In particolare, la mutazione p.D620N del gene VPS35 è stata identificata lo più in casi di MP ad esordio tardivo e solo raramente in pazienti con età d’esordio inferiore ai 50 anni.

Parkinsonismo  monogenico o multifattoriale? Il gene GBA (beta-glucocerebrosidasi, locus 1q21)

Mutazioni eterozigoti (monoalleliche) del gene GBA sono considerate un forte fattore di rischio di MP. Infatti, i soggetti portatori di mutazioni eterozigoti in questo gene presentano un rischio circa cinque volte maggiore di sviluppare la malattia rispetto ai non portatori, e tale rischio sembra aumentare con l’età (2,2% a 65 anni, fino al 10% a 80 anni). Questi dati epidemiologici suggeriscono che GBA si comporti più come un gene autosomico dominante a penetranza estremamente ridotta che come un fattore di suscettibilità genetica. Va inoltre considerato che le lo stato di portatore eterozigote di mutazioni in questo gene è anche relativamente comune, con una frequenza dell’1% nella popolazione mondiale, ed estremamente variabile nelle diverse etnie (ad esempio molto elevata tra gli ebrei askenaziti). Sebbene l’età media d’esordio di MP in pazienti portatori di mutazioni GBA sia lievemente anticipata rispetto alla forma idiopatica, un’insorgenza precoce della sintomatologia (< 45 anni) è piuttosto rara. L’espressione fenotipica di questa forma di parkinsonismo è estremamente variabile, spaziando da forme tipiche di MP ad esordio tardivo a forme con distribuzione bilaterale dei segni motori, progressione rapida e maggior frequenza di segni non motori quali deterioramento cognitivo, disturbi psichiatrici ed autonomici. Recentemente mutazioni in GBA  sono state anche identificate come potenziali modificatrici della progressione di malattia, in grado di aumentare di 4 volte il valore della scala di Hoehn e Yahr e di 5 volte il rischio di sviluppare deterioramento cognitivo.

Non sono ancora ben noti i meccanismi attraverso cui mutazioni del gene GBA siano in grado di aumentare il rischio di sviluppare MP.  Il gene GBA codifica per la beta-glucocerebrosidasi, un enzima coinvolto nel metabolismo dei glicolipidi che, in presenza di mutazioni bialleliche, si accumula all’interno delle cellule di diversi organi, causando la malattia di Gaucher. Nei pazienti con MP, con o senza mutazioni in GBA,  è stata dimostrata una ridotta attività catalitica dell’enzima che porterebbe ad una compromissione dell’attività lisosomiale dei neuroni con conseguente accumulo di diverse sostanze di natura proteica, tra cui anche l’alfa-sinucleina. Non sorprende infatti che aggregati di alfa-sinucleina e LBs siano stati riscontrati in reperti autoptici di pazienti con MP e mutazioni in GBA.

Conclusioni

Sebbene la  MP sia una patologia neurodegenerativa tipica dell’età avanzata, non sono rari i casi in cui i primi sintomi si manifestano prima dei 50 anni di età. Solitamente, più precoce è l’esordio più è probabile che si tratti di una forma di MP geneticamente determinata. Tra le forme monogeniche di parkinsonismo, Parkin, PINK1e DJ-1 sono i geni che più frequentemente sono mutati nei pazienti con MP “pura” ad esordio precoce.  Solo più raramente i geni a trasmissione AD sono responsabili di forme di parkinsonismo simil- idiopatico in cui i primi sintomi si manifestano prima dei 45-50 anni. Si tratta di una minoranza di casi con mutazioni puntiformi nel gene LRRK2, con duplicazioni del gene SNCA e  di casi isolati con mutazioni nei geni VPS35 e EIF4G1. Più comunemente infatti mutazioni in questi geni causano forme di MP ad esordio tardivo o, limitatamente alle mutazioni puntiformi e alle triplicazioni del gene SNCA, forme più aggressive di parkinsonismo, ad esordio precoce ma complicato da una invalidante sintomatologia non motoria. Infine anche pazienti con mutazioni nel gene GBA possono manifestare i primi sintomi della MP tra i 45-50 anni, sebbene l’esordio di questa forme di parkinsonismo sia tipicamente più tardiva.

Nonostante l’enorme progresso raggiunto, il ruolo della genetica nella patogenesi della MP rimane ancora solo parzialmente compreso. Le forme monogeniche di parkinsonismo rappresentano meno del 10% dei casi, probabilmente perché molti geni sono ancora da scoprire, e le conoscenze sui fattori di suscettibilità genetica associati alla patologia sono ancora scarse e spesso discordanti. Recentemente però, grazie all’avvento di tecnologie innovative, quali il sequenziamento di nuova generazione (NGS) e gli studi di associazione su tutto il genoma (Genome Wide Association Studies, GWAS), questo scenario sta cambiando. La possibilità di analizzare tutto il genoma, o solo la parte codificante di questo, ha permesso di scoprire, in tempi estremamente rapidi, numerosi  geni e fattori di suscettibilità coinvolti nella patogenesi della MP. Stiamo assistendo ad una vera rivoluzione nel mondo della genetica. Solo incrementando questo tipo di conoscenze sarà possibile identificare, e quindi bloccare, i meccanismi responsabili della neurodegenerazione alla base di questa patologia.

Domande & risposte

Contenuto a cura e di Parkinson CH – https://www.parkinson.ch/

IL PARKINSON PUO’ ESSERE ERIDITARIO

Mia suocera ha ricevuto la diagnosi di Parkinson a 56 anni. Anche uno dei suoi fratelli aveva il Parkinson. Mio marito vive con il Parkinson da quando aveva 44 anni. Ora i nostri due figli temono di subire la stessa sorte. Quanto è alta la probabilità?

Nella genetica della malattia di Parkinson esistono sia alterazioni che rappresentano solo un fattore di rischio per la patologia, sia alterazioni che invece si comportano come in una malattia ereditaria. Se il Parkinson esordisce prima dei 40 anni, la forma ereditaria è possibile, ma ancora improbabile. Se inizia prima dei 30 anni, la probabilità aumenta, per raggiungere addirittura il 50% se ci si ammala prima dei 21 anni. Altrimenti il Parkinson non è considerato una malattia ereditaria. Una forma ereditaria del Parkinson è sicuramente possibile, ma non ancora dimostrata.

Consiglio una consulenza genetica e un test per la ricerca dei geni dominanti ereditabili (soprattutto LRRK2, VPS35) presso suo marito. Se dovesse risultare una mutazione di uno di questi geni, il rischio di ammalarsi dei suoi figli potrebbe essere precisato, e magari anche testato.


VERIFICARE L’EREDITARIETA’

Quali esami comprendono le impegnative indagini genetiche volte a verificare l’ereditarietà del Parkinson? Io, donna, ho il Parkinson e vorrei stabilire se anche i miei figli rischiano di ammalarsi.

Sono note solo alcune alterazioni nel patrimonio genetico in caso di ereditarietà familiare. Un accertamento genetico appare quindi sensato soltanto in caso di esordio precoce della malattia (prima dei 45 anni) o di una particolare frequenza familiare. La decisione di procedere a test genetici è seguita da un colloquio con un genetista, con il quale si discute anche l’impatto di un eventuale risultato positivo sugli altri membri della famiglia – in questo caso i suoi figli – soprattutto se sono adulti e desiderano avere figli.

Da un punto di vista globale, la genetica ha contribuito in misura significativa a una migliore comprensione del Parkinson. L’analisi genetica potrà forse rispondere solo in parte alle domande che lei si pone quale persona affetta, ma è altresì vero che la ricerca in questo campo può avvenire solo grazie alla disponibilità personale dei parkinsoniani e delle loro famiglie.

Il mancato inserimento del Parkinson e dei parkinsonismi nelle “tabelle di fragilità”

Il Parkinson ed i parkinsonismi| sono le uniche patologie croniche a non essere state inserite nelle tabelle.

In data 12 aprile 2021 il Comitato ha convocato un riunione urgente di tutte le associazioni piemontesi per discutere la situazione e predisporre un elenco condiviso delle problematiche da presentare alla Regione Piemonte. Tale riunione ha evidenziato da parte delle Associazioni come massima urgenza la tempistica e la modalità di esecuzione del piano vaccini.
Già la settimana precedente in Liguria il capogruppo di Linea Condivisa Gianni Pastorino aveva presentato una istanza al Consiglio Regionale della “Liguria” ottenendo un “… intervento urgente da parte del presidente Giovanni Toti nei confronti del ministro alla Salute Roberto Speranza e del presidente dell’Istituto superiore di sanità dott. Silvio Brusaferro. Al centro della richiesta: “date certe per la vaccinazione covid-19 per tutte le persone affette da Parkinson e da altri parkinsonismi.
Grazie alla collaborazione tra il consigliere ligure Pastorino, il consigliere piemontese Marco Grimaldi e da diiversi endorsment ricevuti in data 14 aprile è stata presentata una interrogazione nel corso della seduta del Consiglio Regionale del Piemonte a cui ha dato immediata risposta l’Assessore alla sanità Icardi che ha riconosciuto le persone affette da Parkinson e parkinsonismi come soggetti vulnerabili e che quindi “… rientrano anche i soggetti affetti dal morbo di Parkinson…”.

Link 1: articolo La voce di Genova “Vaccino ai malati di Parkinson e altri parkinsonismi, approvato l’odg di Linea Condivisa per avere date certe“
Link 2: video della risposta dell’Assessore Icardi
Link 3: articolo del Dr. Bastian Bloem “Le persone con Parkinson dovrebbero avere la priorità per i vaccini COVID-19). Tradotto in italiano. Il Dr. Bastian Bloem sottolinea che la diminuzione dell’attività fisica a causa delle restrizioni, associata allo stress acuto e cronico dalla pandemia mette le persone affette da Parkinson in una condizione di maggiore rischio.

Il passaggio successivo doveva essere quello di divulgare quanto definito presso le altre regioni ed ottenere una audizione presso il Ministero della Salute per presentare in modo unitario l’elenco completo delle nostre problematiche:

  • Riconoscimento della condizione di “fragilità” indipendentemente dalla stadiazione
  • Carenza farmaci
  • Linee guida prevenzione Covid
  • Linee guida per ospedalizzazione adeguata alla condizione del paziente
  • Riconoscimento della figura del familiare caregiver – con Legge nazionale – al fine dell’ottenimento di soluzioni concrete e rispondenti ai reali bisogni
  • Riduzione dei tempi per l’ottenimento delle visite di controllo e dei servizi diagnostici

Approfondimenti:

 

L’esperienza come paziente in una sperimentazione scientifica

Di Giulio Maldacea (Profilo completo e CV)

A febbraio 2019 decisi di entrare in una sperimentazione di un nuovo farmaco realizzato dalla casa farmaceutica Sanofi, denominato GZ/SAR402671 (moecovenglustat). 

Riporto  dal consenso informato : “La presente sperimentazione rappresenta il primo studio di ricerca ai/alle pazienti affetti/e da GBA-PD con un composto che potrebbe rallentare la progressione dei sintomi e della disabilità a livello motorio e/o non motorio. L’attuale standard di cura, la levodopa, è in grado di migliorare i sintomi motori, ma non di agire sul processo della malattia sottostante. Il presente studio fornirà una valutazione di GZ/SAR402671 (risultati ufficiali – esito pubblicato: Prematurely Ended) per il trattamento del GBA-PD e consentirà di capire meglio il ruolo di GBA come fattore di rischio nello sviluppo e nella progressione del PD. Questo è uno studio internazionale condotto negli Stati 9, Canada, Europa, Asia ed Israele.”

Tradotto: Il nuovo farmaco era specifico per chi, come me, presentava una mutazione genetica del tipo GBA. Se la sperimentazione avesse avuto un esito positivo sarebbe stata la prima CURA che agiva sulla “causa” dei sintomi del Parkinson. 

Prima di cominciare la sperimentazione ero molto “fluttuante”, passavo da momenti “decorosi” dove riuscivo a muovermi abbastanza bene a momenti drammatici dove tremavo fortemente, avevo i movimenti rallentatissimi se non bloccati e con continui fenomeni di freezing, vista offuscata, difficoltà a deglutire, difficoltà a tenere aperti gli occhi, incontinenza, stipsi.

Le prime settimane della sperimentazione erano andate alla grande. Mi sentivo “bene”, come prima di essere diagnosticato. Avevo finalmente riprovato la piacevole sensazione di alzarmi la mattina con il sorriso sulle labbra e non con una smorfia per il dolore. Il 16 maggio mi avevano sostituito il blister del farmaco sperimentale. Dopo 2/3 giorni avevo cominciato a peggiorare, i sintomi si erano aggravati, nel giro di una settimana mi sentivo peggio di prima che cominciassi la sperimentazione. Una mia ipotesi è che stessi assumendo il placebo. In ogni caso ho dovuto aspettare la visita programmata per due mesi dopo, il 16 luglio per l’appunto.

La visita si concluse con una marea di firme su moduli che riuscivo a malapena a leggere, che fondamentalmente terminavano la sperimentazione e scaricavano qualsiasi responsabilità su quello che dovesse accadere. Leggendo poi a casa il referto trovai scritto alla fine che si suggeriva un esame gasto-enterologico, ecografia addome ed analisi del sangue con marker oncologici per fortuna risultarono negativi. In compenso mi fu suggerito un trapianto di microbiota.

Il Ctrl-Alt-Canc della terapia

Pochi giorni dopo sarei dovuto partire per la Sardegna per partecipare ad una edizione della Sail4Parkinson, una meravigliosa iniziativa progettata e condotta dall’amico e neurologo il Dott. Nicola0 Modugno dell’Associazione Parkinzone. Anche di questa esperienza nello specifico scriverò un articolo a parte, per il momento mi focalizzerò sulla terapia farmacologica.

La terapia farmacologica che stavo seguendo era la seguente:

7:00 Xadago 100 + 1 x Sirio 100+25 + 1/2 x Sinemet 250+25 + 1 x Pantaprazolo 10:00 / 12:30 / 16:00 / 19:00 / 23:00 1 x Sirio 100+25 + 1/2 x Sinemet 250+25 13:00 / 20:00 Peridon 21:00 . Ongentys 50 23:00 Madopar 100+25 RP Integratori : B1, D, C e Magnesio Supremo

Risultato : “togliere xadago, pantaprazolo, peridon e madopar RP”. Con un filo di voce gli dico che visto che resettavamo tutto volevo cogliere l’occasione per sostituire il Sinemet con il Madopar che mi dava più fiducia in termini di reperibilità. Passiamo quindi al Madopar 250+25.

L’importanza delle analisi del sangue specifiche per persone affette da Parkinson e parkinsonismi

Il mio personale ragionamento era dipeso anche dalle analisi del sangue che fin dai tempi della ricerca per la  Vitamina B1 avevo inserito nella mia routine. Ultimamente avevo notato il valore della omocisteina molto alto, tre volte il valore massimo, indice che le ingenti quantità di levodopa assunta venivano processate a livello periferico, forse l’inibitore (carbidopa) non lavorava correttamente. Passare al Madopar significa cambiare inibitore (nel Madopar viene usata la Benserezide) oltretutto in una proporzione diversa (1:10 nel Sinement, 1:4 nel Madopar). La speranza era di far arrivare un poca più di L-Dopa alla barriera ematoencefalica.

Mi rendo conto di essere terrorizzato, sto eliminando 4 farmaci e sostituendone uno, cinque farmaci su 7 cambiati. La mattina del giorno dopo mi alzo e comincio con la nuova terapia, E’ il 24 luglio. Lo staff ed i miei compagni di avventura mi guardavano a vista, con discrezione e sempre senza essere invadenti, ci eravamo accordati che avrei fatto il possibile sapendo che ci sarebbero voluti dai 3 ai 15 giorni affinché la situazione si fosse assestata. Nella realtà ho fatto molto di più di quello che mi aspettavo. Ho dedicato particolare attenzione a tutte le attività di movimento perchè so che agevolano la produzione della “nostra” dopamina, quella endogena, quindi anche se in situazione di semi-blocco, sudate allucinanti, rigidità e dolori, ho stretto i denti ed aiutato da tutti ho continuato a fare quasi tutte le attività previste dal programma. La cosa più fastidiosa sono stati i freezing, praticamente costanti. Ho messo in campo tutte le strategie possibili immaginabili, ho dato fondo alle forze ed alla “tigna”. Qualche volta mi sono defilato ed ho pianto lacrime disperate, in parte per lo sconforto in parte per la vergogna. Si, la vergogna. Proprio io che dico a tutti che non c’è niente da vergognarsi, proprio io provavo vergogna perchè continuavo a vivere non come una comune persona con parkinson ma con il sovrappeso di un ego piuttosto straripante, da sempre. Un aspetto del mio carattere che ho consapevolizzato tardivamente. Come diceva l’agente Johnson in Matrix : “Sei solo umano” 🙂

I giorni sono passati abbastanza veloci anche se molto faticosi. Dal grafico si vede chiaramente l’andamento della mia qualità di wearing :

Sono al quattordicesimo giorno, la situazione comincia a stabilizzarsi.

Il Manifesto del Parkinson si aggiorna

Il Manifesto del Parkinson è un opuscolo che spiega cosa è il Parkinson e come si affronta. Ad oggi è stato divulgato in tre forme:

  1. digitale standard (formato opuscolo A5 PDF)
  2. digitale personalizzabile per regione  (formato PDF + 4 pagine dedicate ad informazioni specifiche relative alla regione: elenco delle Associazioni, dei Centri di cura e riabilitazione, altri servizi convenzionati, calendario eventi  – Prenota subito la tua copia online)
  3. Stampato  in formato A5 spillato (Prenota subito la tua copia online)
  4. Stampato su polionda (formato 70×45 cm per allestimento stand / formazione)  personalizzabile con logo dell’Organizzazione

La prim

 

La stesura fu fatta in occasione della Run 4 Parkinson organizzata a Roma all’interno di Villa Pamphili , di seguito i fogli degli appunti che condividemmo con i neurologi che accolsero con entusiasmo l’iniziativa.

Inizialmente l’impostazione fu data dall’Associazione WeAreParky ONLUS intervistando oltre 400 pazienti ai quali fu chiesto di spiegare la loro malattia 
con le loro parole, in modo concreto ed oggettivo. 

Fu messo a sistema tutto il materiale prodotto con l’aiuto di:

Ne risultò una guida scritta in un linguaggio semplice, facilmente comprensibile ed al tempo stesso corretto dal punto di vista medico/scientifico.

I contenuti digitali sono stati aggiornati con cadenza almeno annuale e sulla base delle segnalazioni ricevute.

In collaborazione con§: Accademia LIMPE/DISMOV,  Fondazione Fresco Parkinson Institute

Hanno collaborato attivamente alla stesura dei contenuti:

  • Prof. Meco, Prof. Stefani, Dott.ssa Pierantozzi
  • Accademia Limpe-Dismov (Dott. Nicola Modugno, Dott.ssa Francesca Morgante, Prof. Cortelli)
  • Richiesto alla Fondazione Don Gnocchi (Dott.ssa Irene Aprile – nuova sezione riabilitazione robotica)
  • Fondazione Fresco Parkinson Institute (Dott. Volpe)
  • Rigenera APS (Dott. C. Gelao, Dott. Fabrizio Angeloro – riabilitazione motoria – Canale “Riabilitazione motoria”)
  • Dott.ssa Fullin (logopedia)
  • Dott.ssa Maria Paola Zampella (biologa nutrizionista_)
  • l’ultimo aggiornamento, in corso, è particolarmente importante perché abbiamo voluto rielaborare la grafica in una versione più moderna ed aggiornare i contenuti per essere adeguati alla necessità del progetto OSPEDALIZZAZIONE Sicura per il quale abbiamo deciso – in accordo con il C.S. – di rinviare la presentazione dell’Abstract che era stato già approvato dal World  Parkinson Congress 2023. 

 

 

 

Hanno offerto un importante contributo non condizionante le aziende riportate nell’ultima pagina:

Effettuato il primo trapianto di cellule staminali per curare il morbo di Parkinson

Fonte >>

 

Un altro importante passo in avanti della ricerca dedicata all’impiego delle cellule staminali nella cura del Parkinson(ismi). E’ una ricerca che, passo dopo passo, va avanti dal 1987, noi lo seguiamo direttamente dal 2018.

L’ultima risposta alle nostre richieste di aggiornamento nel 2022:

“Dear Comitato
Thank you for your mail and your great work for the Parkinson Community. It is true that we are about to initiate clinical trials in Lund. The first patients will be drafted from our local patients but we hope to reach a wider group as soon as possible.

Best
Malin Parmar, PhD”

La cronostoria

  • Cellule staminali : nuovi orizzonti nella cura del Parkinson (2018)
  • Nuove prospettive terapeutiche per la malattia di Parkinson (2021)
  • Approvato in Svezia lo studio clinico di un nuovo trattamento per il morbo di Parkinson basato sulle cellule staminali (2022)
  • STEM-PD. Effettuato il primo trapianto di cellule staminali per curare il morbo di Parkinson (2023)
    Intervista del Dr Alfonso Fasano: World Congress of Neurology (WCN) svoltosi a Montreal, Canada a settembre 2023
    (
  • Se pensi che ci voglia troppo tempo per ottenere nuove terapie o la tanto attesa Cura ti invitiamo a leggere l’articolo scritto dal nostro prezioso corrispondente spagnolo Fulvio Capitanio: >>Approfondisci