LA … Parkinson: le terapie farmacologiche delle donne con Parkinson devono essere tutte verificate.

 Care by gender – La cura specifica

  • “La” … Parkinson –  Ci sono differenze di genere che suggeriscono strategie specifiche e una gestione mirata ? Questa domanda risultò tra le prime 10 domanda da sottoporre al mondo accademico in occasione della Giornata Mondiale del Parkinson 2022. Rispose la Dott.ssa Cristina Dolciotti che presentò in un video i risultati della ricerca effettuata. LA risposta fu SI.
    Video “LA”… Parkinson
  • Nuovo studi. A distanza di due anni il team dei ricercatori del Bellaria di Bologna, hanno presentato uno studio su ben 500 pazienti che finalmente non solo conferma ma si spinge anche oltre con dati e parametri che contribuiranno a definire delle linee guida specifiche.

“La personalizzazione della terapia con levodopa comporta il suggerimento di impostare dosi del 25% circa più basse nelle donne”.

Dott.ssa Manuela Contin, farmacologo, esperta in neurofarmacologia applicata

Uno studio condotto su 500 persone – 308 maschi e 192 femmine – affette da Parkinson  e  parkinsonismi ha confermato che “… il sesso influenza in maniera significativa le concentrazioni ematiche di levodopa, abbiamo trovato una biodisponibilità, ossia una quantità, più alta nelle donne. Quindi le pazienti possono assumere un dosaggio inferiore di levodopa — precisa Calandra Buonaura —. Questo esito è molto importante perché la possibilità di sviluppare effetti avversi da levodopa, in particolare le discinesie, i movimenti involontari delle braccia, delle gambe e a volte anche del tronco, dipende dalle dosi del farmaco, pertanto è possibile procedere a una terapia personalizzata che, tenendo conto di questa differenza, permetta di ridurre le dosi di levodopa nelle donne fin dalle prime fasi di malattia con la finalità di ridurre la comparsa a lungo termine delle discinesie, ottenendo nell’immediato Io stesso effetto motorio”.

Sulle ricadute pratiche si sofferma Manuela Contin, farmacologo, esperta in neurofarmacologia applicata: “La personalizzazione della terapia con levodopa comporta il suggerimento di impostare dosi del 25% circa più basse nelle donne”.

Ma da che cosa dipende questa reazione così diversa tra i sessi?

“Il meccanismo alla base di questa differenza nella biodisponibilità di levodopa fra uomini e donne non è noto — risponde il Professor Cortellli —, nel nostro studio abbiamo dimostrato che non dipende da fattori come altezza o differenze nel peso corporeo. Una delle possibilità sono le differenze fra i generi nel percorso del metabolismo della levodopa. E tutto questo indica sempre di più la necessità di una medicina di genere”.

Approfondimenti:

 

La scala Schwab e England

La scala Schwab e England ADL (Activities of Daily Living) è un metodo per valutare le capacità delle persone con mobilità ridotta. La scala utilizza percentuali per rappresentare quanto sforzo e la dipendenza da altre persone hanno bisogno per completare le faccende quotidiane. Il rating può essere dato da un professionista o dalla persona sottoposta a test.

La scala UPDRS

Unified Parkinson’s Disease Rating Scale

La valutazione è comprensiva di sei parti:

  • Parte I: valutazione clinica dei seguenti parametri dello stato mentale, del comportamento e dell’umore
    1. deterioramento intellettuale
    2. disturbo del pensiero
    3. depressione
    4. motivazione, iniziativa
  • Parte II: autovalutazione da parte del paziente delle seguenti attività quotidiane
    1. parlare
    2. deglutire
    3. capacità di salivazione
    4. scrivere
    5. tagliare il cibo e sorreggere il cucchiaio
    6. vestirsi
    7. igiene personale
    8. frequenza delle cadute (non in relazione con il FREEZING)
    9. camminare
    10. Freezing
    11. tremore
    12. disturbi sensoriali relativi alla malattia
  • Parte III: valutazione clinica delle seguenti capacità motorie
    1. capacità di parlare
    2. espressività/mimica facciale
    3. tremore a riposo
    4. tremore posturale della mano
    5. rigidità
    6. la sensibilità delle dita ( il paziente tocca il pollice con l’indice e in successione rapida con le altre dita)
    7. mobilità della mano (il paziente apre e chiude la mano velocemente e con costanza)
    8. movimenti rapidi e alterni della mano (pronazione-supinazione, verticale-orizzontale)
    9. agilità delle gambe
    10. abilità nell’alzarsi da una sedia
    11. postura
    12. tipologia di cammino
    13. stabilità posturale
    14. bradicinesia e ipocinesia
  • Parte IV: analisi clinica delle complicazioni della malattia (verifica settimanale)
    1. discinesie
    2. fluttuazioni cliniche
    3. altre complicazioni
  • Parte V: valutazione prognostica del grado di avanzamento e gravità della malattia secondo la scala di Hoehn e Yahr
  • Parte VI: valutazione della disabilità secondo la scala di autonomia di Schwab and England

La scala “Hoehn e Yahr”

La stadizione “Hoehn e Yahr” è stata originariamente pubblicata nel 1967 sulla rivista Neurology da Margaret Hoehn e Melvin Yahr e comprendeva gli stadi da 1 a 5. Nel 1983 fu introdotta una modifica della scala originale di Hoehn e Yahr. Questa scala è usata insieme alla scala unificata di valutazione della malattia del Parkinson (UPDRS).

Stadio I: interessamento unilaterale con deficit funzionale minimo o assente. Questo primo stadio è caratterizzato dalla comparsa di tremore a carico degli arti superiori a riposo. Circa un anno prima si possono manifestare altri sintomi, come, per esempio, il dolore. Esaminando attentamente l’individuo, risulta evidente una leggera rigidità, la presenza di acinesia e la compromissione dei movimenti alternati rapidi e della destrezza delle dita. Si osserva un rallentamento dei movimenti ed un peggioramento nella ripetizione. In particolare, durante la scrittura, si manifestano alcune alterazioni tipo tratto tremolante, difficoltà nei tratti rotondeggianti e micrografia. Inoltre, spesso è presente ipomimia faccialee, alcune volte, si riscontra seborrea frontale.

Stadio II: interessamento bilaterale o assiale senza disturbo dell’equilibrio. Il paziente con malattia di Parkinson assume una postura fissa, in cui il tronco, le anche, le ginocchia e le caviglie sono flessi lievemente. Inoltre, tutti i movimenti tendono a rallentare in maniera graduale, determinando la cosiddetta bradicinesia. Spesso, i pazienti manifestano una depressione reattiva.
Stadio III:si manifestano i primi segni di instabilità posturale, associati a deficit funzionale che rende ancora possibile l’esecuzione di alcuni lavori. Inizia la compromissione dell’andatura con rallentamento della deambulazione, passo più affrettato e corto e aumento della bradicinesia. Il paziente è comunque in grado di svolgere una vita indipendente e l’invalidità è lieve-moderata.

Stadio IV: la malattia diventa severamente invalidante; il paziente è ancora in grado di camminare ed assumere la posizione ere ma con grande difficoltà e quasi sempre con necessità di assistenza per lo svolgimento delle normali attività quotidiane. In questo quarto stadio, il paziente affetto da morbo di Parkinson ha frequenti cadute e i compiti che richiedono un fine controllo motorio risultano difficili o impossibili.

Stadio V: coincide con lo stadio avanzato del morbo di Parkinson. La deambulazione risulta impossibile e il paziente non può più mantenere la posizione eretta e, quando è a letto, in posizione supina ed immobile, ha il capo leggermente flesso sul tronco. Inoltre, fatica a cibarsi a causa della ridotta deglutizione spontanea e spesso compare disidratazione e cachessia. Inoltre, la situazione risulta maggiormente complicata dal pericolo di infezione per ridotta escursione toracica, inefficacia del riflesso della tosse e vescica neurologica. Ovviamente, questo quadro clinico si riferisce ad un individuo malato di Parkinson non sottoposto ad alcun tipo di trattamento.WP Mail SMTP

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