Gruppo Caregiver Italiani del Parkinson

Il gruppo  dei  Caregiver Italiani  del  Parkinson è nato grazie alla iniziativa di Beppe Turco  che, 7 anni fa ha passato l’incarico a Giulio Maldacea (profilo) ed è attivo su facebook da sette anni proponendosi come luogo virtuale dove i caregiver – nella realtà “le famiglie”  – possono confrontarsi sulle varie problematiche in un “ambiente protetto”.

Le domande e le richieste di aiuto che vengono postate sono sempre più numerose e  tecniche ed in molti casi sono inerenti all’ambito farmacologico o richiedono tempo ed una qualifica professionale. Il problema è che i neurologi da diversi anni difficilmente frequentano gruppi su Facebook.

L’idea è quella di specializzare i vari gruppi sulle singole tematiche e far crescere all’interno di ogni gruppo delle figure che  concorrono alla moderazione, instradando le problematiche non risolvibili tramite le diverse disponibili internamente verso una consulenza online o in presenza con strutture o medici convenzionati. messo a disposizione

  1. che, mediate. Da una piattaforma e da volontari, ed alla attività di raccolta fondi.

 L’idea è quella di sfruttare Facebook per accogliere nuovi membri, utilizzare i post per comunicare direttamente tra membri, per segnalare news, eventi, per condividere esperienze, etc.
Per quesiti, consulenze o necessità che riguardano qualsiasi forma di terapia o ricerca di medici/strutture si accederà ad una piattaforma che verrà messa a disposizione dei Gruppi FB che aderiranno. a questa iniziativa (Caregiver Italiani del Parkinson, Parkinson Ricerca e consigli).

 

 

 


 

Approvato in Svezia lo studio clinico di un nuovo trattamento per il morbo di Parkinson basato sulle cellule staminali

Una terapia sperimentale basata su cellule staminali per il trattamento della malattia di Parkinson, STEM-PD, ha ottenuto l’approvazione normativa per uno studio clinico di Fase I/IIa. L’approvazione etica della sperimentazione è già stata ottenuta dall’Autorità svedese per la revisione etica e il team STEM-PD, guidato dall’Università di Lund in Svezia, è quindi pronto a procedere con la sperimentazione.

“Siamo entusiasti e attendiamo con impazienza questo studio clinico sullo STEM-PD, sperando che possa potenzialmente aiutare a ridurre il peso significativo della malattia di Parkinson. Si è trattato di un enorme lavoro di squadra durato oltre un decennio e l’approvazione normativa rappresenta una pietra miliare importante e importante”, afferma la professoressa Malin Parmar che guida il team STEM-PD dell’Università di Lund in stretta collaborazione con i suoi colleghi dello Skåne University Hospital, l’Università di Cambridge, dell’NHS Foundation Trust (CUH) degli ospedali dell’Università di Cambridge e dell’Imperial College di Londra.

STEM-PD è un prodotto sperimentale a base di cellule nervose dopaminergiche a base di cellule staminali embrionali umane , progettato per sostituire le cellule perse nella malattia di Parkinson. Questo è il primo studio di questo tipo in Europa e gli studi preclinici e clinici sullo STEM-PD sono stati finanziati da agenzie di finanziamento nazionali e dell’UE. Inoltre, il team STEM-PD ha ottenuto  finanziamenti e  prezioso supporto per l’attuale studio da Novo Nordisk; una collaborazione che proseguirà per lo sviluppo futuro del prodotto.

Le cellule da utilizzare nella sperimentazione sono state prodotte secondo le buone pratiche di fabbricazione (GMP) presso il Royal Free Hospital di Londra e sono state sottoposte a rigorosi test in laboratorio.

” I nostri dati mostrano che il prodotto STEM-PD è sicuro e altamente efficace nel ripristinare i deficit motori nei modelli preclinici della malattia di Parkinson “, afferma Agnete Kirkeby dell’Università di Lund, che ha guidato lo sviluppo preclinico del prodotto.

Lo studio STEM-PD sta studiando la sicurezza e la tollerabilità del trapianto di cellule STEM-PD nel cervello di pazienti con malattia di Parkinson moderata (numero EudraCT:2021-001366-38). L’esito primario dello studio STEM-PD è valutare la sicurezza e la tollerabilità del prodotto trapiantato un anno dopo il trapianto, mentre gli endpoint secondari valuteranno la sopravvivenza e la funzione delle cellule trapiantate mediante imaging cerebrale, oltre a misurare gli effetti sul morbo di Parkinson. sintomi. Lo studio STEM-PD prevede di arruolare un totale di 8 pazienti per il trapianto, iniziando con pazienti provenienti dalla Svezia, e con successivi piani per l’arruolamento di pazienti anche dall’ospedale universitario di Cambridge nel Regno Unito. L’inizio della sperimentazione è in attesa dell’ispezione del sito clinico da parte delle autorità. Non è possibile offrirsi volontariamente per partecipare alla sperimentazione.

Lo Skåne University Hospital di Lund (Svezia) è lo sponsor clinico della sperimentazione e il sito in cui verranno eseguiti tutti gli interventi chirurgici di trapianto. STEM-PD si basa su una lunga storia di lavoro simile svolto in questo sito: “I nostri team hanno già eseguito studi di trapianto di cellule nel morbo di Parkinson, ma questo è il primo studio che utilizza un medicinale derivato da cellule staminali per la sostituzione dei neuroni della dopamina.” afferma Håkan Widner, rappresentante dello sponsor dell’ospedale universitario di Skåne. Il professor Roger Barker dell’Università di Cambridge e CUH, responsabile clinico del progetto, commenta inoltre che “L’uso delle cellule staminali ci consentirà in teoria di produrre quantità illimitate di neuroni della dopamina e quindi apre la prospettiva di produrre questa terapia a un vasto pubblico”. popolazione di pazienti. Ciò potrebbe trasformare il modo in cui trattiamo la malattia di Parkinson”.

Le strategie compensative per il Parkison

Cosa sono le strategie compensative ?

Sono i comportamenti, gli strumenti tecnologici, le procedure, spesso ideate dai pazienti, utili per compensare le difficoltà causate dalla patologia con il fine ultimo di mantenere l’indipendenza e la capacità motoria.

Non sempre le strategie sono condivisibili tra pazienti ed è bene che vengano vagliate insieme a familiari, specialisti della riabilitazione ed ai medici sia in termini di efficacia che di sicurezza.

Un esempio pratico e concreto di una “condivisione” che ha dato vita all’articolo ed alla monografia sul freezing realizzata in collaborazione con il Gruppo Facebook Caregiver Italiani del Parkinson e con la collaborazione della dott.ssa  Francesca Morgante.

Gli studi scientifici sdoganano le strategie compensative

Le strategie compensative come vedremo in seguito, nonostante la loro comprovata efficacia, sono utilizzate da pochi pazienti ed ancor più rari sono i medici che le promuovono come possibili soluzioni ai problemi motori.

Purtroppo ciò è causato dall’imbarazzo provato dalle persone con Parkinson e dai loro cari nel mettere in atto “i loro trucchi strani”.

Le persone con Parkinson spesso inventano espedienti creativi per superare loro difficoltà di deambulazione, al fine di rimanere mobili e indipendenti.
Dott.ssa Anouk Tosserams

La Dott.ssa Anouk Tosserams, del Radboud University Medical Center di Nijmegen, nei Paesi Bassi, ha promosso diversi studi finalizzati a:

  1. censire tutte le varie forme di strategie compensative adottate dalle persone con Parkinson
  2. valutare la conoscenza delle strategie sia da parte dei pazienti che da parte dei medici
  3. valutare la reale efficacia di alcune strategie

Fonte in inglese: PubMed

Canale video su Youtube (work in progress):

 

Le attività di Wikiparky proseguono

di Giulio Maldacea

I 6 mesi di riabilitazione intensiva non sono stati sufficienti, a breve dovrò affrontare un nuovo intervento chirurgico ed altri mesi di riabilitazione. Non vi nascondo che la preoccupazione comincia ad essere tanta, vedo la qualità della mia vita e la mia autonomia sempre più compromesse nonostante gli sforzi immensi della mia famiglia e delle persone che veramente mi vogliono bene,  senza le quali oggi non sarei qui a scrivervi.

La posta in gioco è alta, è la vita che mi resta di vivere. Per questi motivi questa volta non resterò “online”, dovrò concentrarmi al massimo e non sono ammesse distrazioni.

Il portale WikiParky proseguirà le attività, seppure momentaneamente ridotte, grazie alla disponibilità ed alla generosità di Jenny Fumanti – presidente della Associazione CA.TE.RI.NA. – già trainer della classe di CantoTerapia. Al momento è confermata l’operatività fino a marzo 2023 delle classi in diretta:

e delle classi programmate:

Importanza del sonno nella malattia di Parkinson

Il 70% delle persone con Parkinson presentano disturbi del sonno. Se si chiede ad una PwP com’è la qualità del suo sonno, molti inizialmente non denunciano alcun disturbo, solo in seguito a domande specifiche (scale di valutazione) dichiarano e riconoscono la cattiva qualità del proprio sonno.

Le possibile cause

  • La terapia farmacologica (E’ tipico il caso in cui viene prescritto un farmaco dopaminergico prima di coricarsi …)
  • Dolore alle articolazioni, rigidità e crampi
  • Sindrome delle gambe senza riposo (Restless Legs Syndrome)
  • Errato setting della camera da letto (temperatura, umidità, etc.)
  • Difficoltà nella respirazione / apnee
  • Materasso o cuscino non adatti
  • Discussioni o altre fonti di stress nella parte finale della giornata
  • Cena “pesante”
  • Fonti di luce lasciate accese nel corso della notte
  • Telefonino lasciato acceso / in ricarica nella stanza da letto
  • Quanto detto vale per tutti quindi sIa per pazienti che per i Caregiver, in tal senso potremmo affermare che
  • la cattiva qualità del sonno è “contagiosa” rispetto al partner.

Perchè è FONDAMENTALE avere una buona qualità del sonno ?

Nella malattia di Parkinson è fondamentale lavorare sull’APPRENDIMENTO MOTORIO, che è un processo che permette attraverso l’esperienza guidata, specifica e ripetuta di riapprendere e migliorare i movimenti. DURANTE IL SONNO, ed in particolare nella fase di sonno profondo denominato REM, avviene il consolidamento di quanto appreso nel corso la giornata.

SONO TANTI GLI STUDI, I CUI RISULTATI SONO EVIDENTI E MOSTRANO COME IL SONNO È UN PERIODO CRUCIALE PER QUELLO CHE NOI APPRENDIAMO, MOLTO PIÙ CRUCIALE DI 7-8 ORE DI VEGLIA, dove vi sono nuovi stimoli, adattamenti ecc.


Per questo motivo è importante cercare di migliorare la qualità del sonno di tutti i pazienti con Malattia di Parkinson.

Approfondimenti:à


E’ finita la mia “luna di miele”

In realtà la mia “luna di  miele” è finita da molto più tempo … rispolvero, edulcoro ed integro questo vecchio articolo (gennaio 2017) che scrissi proprio quando mi resi conto che ero arrivato anche io al fatidico momento. Nella realtà sono passati 5 anni e i farmaci fanno il loro compito, si tratta di affrontare in modo più informato e strategico la nostra patologia. Vi invito a leggere anche gli approfondimenti a fine articolo.

Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa per la quale ad oggi non esiste cura, ma esistono comportamenti, stili di vita e farmaci che riescono a tenere sotto controllo i sintomi per molti anni: il cosiddetto periodo della “luna di miele” che dura all’incirca tra i 5 ed i 10 anni. In questo periodo il paziente (cioè IO) in genere ha una buona qualità della vita. Terminata la luna di miele i farmaci possono cominciare a fare meno effetto, si creano dei vuoti di copertura durante i quali i sintomi si manifestano più o meno prepotentemente: in questo caso si parla di “wearing off” o semplicemente di OFF.

Con strategie virtuose (esercizio fisico costante e specifico, nutrizione, integratori, fisioterapia, uno stile di vita ordinato) adottate purtroppo solo negli ultimi 2/3 anni sono riuscito a compensare l’avanzamento della malattia di fatto recuperando gli anni bruciati all’inizio.

Ci sono giornate che i piedi non ne vogliono sapere di muoversi, il tremore mi fa rimbalzare nel letto, i crampi e i dolori muscolari mi piegano, la voce diventa fievole.

Nelle ultime settimane ho una risposta ai farmaci estremamente imprevedibile, con molta probabilità gli alti dosaggi assunti in passato e per lunghi periodi hanno creato una situazione di tossicità a livello dei recettori dopaminergici.

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Mi rivolgo a tutti coloro che combattono contro il Parkinson, specialmente i neodiagnosticati. Non voglio che passiate per il mio inferno, per questo nel 2015 ho costituito l’Associazione WeAreParky ONLUS e poi nel 2019 il Comitato Italiano Parkinson. In questi 16 anni di malattia ho fatto delle esperienze, mi sono informato, ho studiato, ho imparato a selezionare le risorse sulla mia pelle. Ho cercato di mettere a sistema la mia esperienza e quella di tanti altri amici parky creando informazione.

Con l’aiuto di persone fantastiche abbiamo condotto ricerche e battaglie. Tutto sempre gratuitamente, non abbiamo mai chiesto neanche una quota associativa. Perché l’informazione per vivere meglio non può avere un costo.
Non aspettatevi che in ospedale vi offrano conoscenza durante la visita tipica di 20/30 minuti, la cosiddetta “sveltina neurologica”.
Pretendete visite che siano approfondite, complete, fatele insieme al vostro neurologo ed al suo staff e non “sub-appaltate” ad apprendisti: se non è possibile cambiate neurologo, cambiate centro.

L’informazione vi salverà e vi permetterà di condurre una vita assolutamente dignitosa.

A me all’inizio nessuno mi aveva detto  che  il rispetto degli orari dei pasti era così importante, nessuno mi aveva detto che con una corretta alimentazione avrei potuto ridurre i dosaggi, che la vitamina B1 in certi casi dà tono, che con due kiwi al giorno, nella grandissima parte dei casi, si risolvono i problemi di stipsi, che l’attività fisica costante è il fattore neuroprotettivo più efficace della levodopa.

NESSUNO MI AVEVA DETTO CHE LA METÀ DEI SINTOMI CHE MI FACEVANO IMPAZZIRE ERANO IN REALTÀ EFFETTI COLLATERALI DELLE MEDICINE STESSE.

Nessuno mi aveva detto che bere in abbondanza durante l’assunzione delle terapie orali accelera l’entrata in funzione dei principi attivi dei farmaci. Io per anni ho pensato che meno bevevo più faceva effetto… TOTALMENTE SBAGLIATO.

Sapere queste cose mi dà consapevolezza e mi aiuta a continuare la battaglia, per un neodiagnosticato significa avere una qualità della vita pressocché paragonabile a quella di una persona sana, almeno per molti anni, significa rimandare anche per molto tempo il peggioramento dei sintomi. Queste cose per un parky giovane (che probabilmente è un neopapà o una neomamma, è un quarantenne nel pieno della sua crescita professionale, è una persona che sta mettendo in piedi una famiglia) fanno molta differenza.

Sceglietevi un neurologo che vi ascolti, che vi risponda al telefono e che studi insieme a voi una strategia, non che vi segna la pillolina e vi manda a casa. Ricordate sempre che nessuna terapia farmacologica è priva di effetti collaterali. Scegliete un neurologo che lavori in team con fisioterapisti, nutrizionisti e psicologi.

Non permettete a nessuno di farvi bollare come depressi. Provate ad inibire la dopamina nello “psicogenio” di turno, vedrete come scoppierà a piangere come un bambino senza sapere perché.
È il deficit di dopamina che ci scatena quelle sensazioni così dozzinalmente definibili come depressione. Sfido chiunque a sentirsi sbattere in faccia una diagnosi di malattia neurodegenerativa e non sentirsi triste e magari anche depresso. Anche perchè quando riceviamo la diagnosi partiamo svantaggiati perchè il danno neurologico si è già verificato

È facile bollarci come depressi e prescriverci un’altra pasticchetta: lo scenario dei sintomi si complica e non ci capiamo più niente. Né noi né il neurologo.
La depressione è un sintomo tipico del Parkinson, ma abbiamo visto troppo spesso usarla per incolpare un paziente poco collaborativo. Abbiamo una malattia neurodegenerativa, la vita ci è cambiata sotto il naso e non l’abbiamo certo deciso noi, potremmo essere un poco tristi e arrabiati ?

Allontanate da voi le situazioni e le persone negative, circondatevi di positività. Semplificatevi la vita, non cercate a tutti i costi di continuare a fare quello che facevate prima, lo scenario è cambiato, accettatelo. Piuttosto fate quello che prima non vi siete concessi di fare: hobby, viaggi, passioni. Curano più queste cose che le medicine.

Datevi da fare subito per farvi riconoscere l’invalidità e approfittate delle, a dir vero poche, facilitazioni offerte dalla legge.

Leggete e condividete, fate circolare l’informazione, fate rete, pretendete risposte, pretendete servizi efficaci.

Denunciate i disservizi, i venditori di fumo, le ingiustizie legislative, il menefreghismo dilagante negli uffici pubblici, il pregiudizio delle persone.

Giulio Maldacea

Approfondimenti importanti:
– L’influenza del caldo e del freddo sui sintomi del Parkinson
– L’efficacia dei farmaci per il Parkinson
– Beviamo … responsabilmente ! Cosa e come dovrebbe bere una persona con Parkinson

Cosa è il progetto riabilitativo individuale (PRI)

Il progetto riabilitativo individuale (PRI) è volto al recupero dell’autonomia nelle attività di vita quotidiana e lavorative ed al incremento della partecipazione sociale. Deve soddisfare le esigenze della persona con una particolare enfasi sulle sue aspettative e sulla qualità di vita.

Il progetto riabilitativo è quindi lo strumento per “progettare l’autonomia” e viene elaborato dall’equipe interdisciplinare insieme con la persona e la sua famiglia ed ha un responsabile che è il medico fisiatra.

L’elaborazione di un progetto consta di varie fasi:

  • la valutazione volta a identificare i problemi e le loro causa
  • la definizione degli obiettivi (elaborata dall’esito delle valutazioni specialistiche e delle aspettative e esigenze della persona) con la definizione dei tempi previsti per raggiungerli e i rispettivi indicatori di esito (ovvero parametri o scale cliniche che misurano e dimostrano il livello di raggiungimento degli obiettivi)
  • la scelta del “setting” (luogo dove effettuare la riabilitazione che può essere in regime di ricovero, ambulatoriale o domiciliare). La scelta del “setting” riabilitativo  dipende da vari fattori: grado di disabilità del paziente; condizioni cliniche; disponibilità logistiche (possibilità di trasporto o ad esempio impegni di lavoro); necessità di assistenza infermieristica continua; necessità di attrezzature; valutazione dei vantaggi e degli svantaggi di ogni setting.
  • la definizione dei programmi riabilitativi che comprende: la definizione degli interventi; l’individuazione degli operatori; definizione delle modalità e tempi di erogazione; definizione delle misure di esito per valutare l’efficacia dei programmi.

Durante l’attuazione del PRI deve essere previsto un monitoraggio per potere modificare e adattare il progetto ad eventuali cambiamenti e nuove esigenze della persona. La verifica finale permette di valutare il raggiungimento degli obiettivi e l’efficacia del PRI.
La riabilitazione effettuata tramite progetti riabilitativi condivisi con la persona con SM comporta una precisa definizione degli obiettivi e di conseguenza la definizione della tempistica necessaria per raggiungere tali obiettivi. Le prescrizioni di un determinato n° di sedute al di fuori di un progetto riabilitativo sono spesso afinalistiche (senza obiettivi definiti), potenzialmente non efficaci   e senza la possibilità di verificarne l’utilità o la adeguatezza come numero. 

Impatto dell’epidemia di SARS-CoV-2 sulle persone con Malattia di Parkinson in Italia

Il Comitato Italiano Parkinson ringrazia pazienti e caregiver che hanno contribuito allo studio : “Impatto dell’epidemia di SARS-CoV-2 sulle persone con Malattia di Parkinson in Italia” basato su un totale di 387 questionari validi compilati. 

Si ringrazia il Prof. Marco Cosentino, Medico Chirurgo e Professore di Farmacologia Medica nell’Università degli Studi dell’Insubria di Varese per il coinvolgimento nella promozione di questo progetto di fondamentale importanza non solo a livello scientifico ma anche come strumento di supporto ad attività di advocacy.
Scarica lo studio originale in inglese Scarica la presentazione dello studio in italiano

In una popolazione colpita solo marginalmente da COVID-19 come malattia, i nostri risultati mostrano un impatto sostanziale e duraturo su diversi aspetti della vita quotidiana che è fortemente influenzata da un accesso compromesso al servizio sanitario. I dati prodotti  dovrebbero essere attentamente considerati nella valutazione delle strategie sanitarie globali per superare l’attuale pandemia e i suoi effetti più ampi.

SCENARIO

IL COVID-19 è stato identificato per la prima volta in Cina alla fine del 2019 e la diffusione è stata a livello globale, dando origine a una pandemia. Per limitare la diffusione del virus, molti paesi, tra cui l’Italia, hanno introdotto misure di distanziamento sociale e limitazione degli spostamenti. Il governo italiano ha dichiarato un lockdown dell’intero paese della durata di circa due mesi, e le norme restrittive introdotte hanno fortemente influenzato i pazienti con malattie neurologiche croniche a causa del ridotto accesso ai servizi sanitari e di supporto alla comunità. Nel morbo di Parkinson, studi hanno confermato come le restrizioni abbiano aumentato i livelli di disagio psicologico e comportato limitazioni alle attività fisiche, oltre a causare una diminuzione della assistenza clinica.

QUALE E’ L’OBIETTIVO DI QUESTO STUDIO

Questa ricerca mira a studiare l’impatto della pandemia durante e oltre il periodo di lockdown in determinati pazienti utilizzando un sondaggio online. Un totale di 387 pazienti in totale hanno avuto accesso al sondaggio e sono stati interrogati sulle loro esperienze personali durante e dopo il blocco. I risultati mostrano un impatto significativo sulla vita delle persone anche mesi dopo la revoca delle restrizioni, con un peggioramento sostanziale e duraturo in diversi aspetti della vita quotidiana, fortemente influenzata da un ridotto accesso alle cure, in particolare alla fisioterapia (in tutte le sue diverse modalità), compresa l’attività fisica personale e la consulenza clinica, con un’osservazione generale del peggioramento del controllo dei sintomi.

Questi aspetti dovrebbero essere attentamente considerati nella valutazione delle strategie sanitarie globali per superare l’attuale pandemia ed i suoi effetti più ampi.

I RISULTATI
Vorremmo condividere con voi le nostre preoccupazioni che abbiamo espresso fin dal 26 marzo 2020 in occasione del lancio del progetto Wikiparky.tv che ci ha permesso di “entrare” nelle case delle famiglie con Parkinson.

  1. La diminuzione delle attività fisiche e la sospensione dei trattamenti ospedalieri, compresa la fisioterapia, hanno dimostrato di essere correlate a un peggioramento soggettivo percepito dei sintomi neurologici.
  2. I danni vanno oltre la fine delle restrizioni. Rispetto ai mesi precedenti, il cibo, i farmaci e le maschere facciali sono più facili da trovare, e anche contattare medici generici e neurologi è più facile. Il 63,46% degli individui è tornato alle normali attività quotidiane, ma meno della metà di essi ha ripreso le terapie riabilitative, comprese le terapie fisiche. Il 32,69% dei pazienti continua ad avere maggiori difficoltà nella gestione dei sintomi rispetto a prima della pandemia, anche dopo la fine delle restrizioni.
  3. Studi precedenti confermano i risultati di questo studio circa un bisogno insoddisfatto di consulenza specialistica e assistenza nella popolazione dei pazienti affetti da PD, in particolare tra i soggetti che hanno segnalato un peggioramento dei sintomi durante l’isolamento.

CONCLUSIONI

Per i pazienti con malattie croniche e ancora di più per le persone con Parkinson, che beneficiano ampiamente di un approccio terapeutico multidisciplinare, le restrizioni introdotte con il lockdown hanno causato l’interruzione di un equilibrio precario e delicato tra il bisogno dei pazienti di assistenza sanitaria continua e prontamente disponibile e la capacità generale di fornire servizi e consulenza, nonché l’accesso a strutture dedicate per le attività riabilitative. Questo equilibrio è ancora lungi dall’essere ripristinato, anche dopo mesi da quando sono state revocate le restrizioni.


Se hai avuto esperienze, sia positive che negative, nella ospedalizzazione di persone con Parkinson, parkinsonismi o altre patologie croniche dal 9 marzo 2020 fino ad oggi compila il modulo che abbiamo predisposto qui sotto – aiuterai il Gruppo di Lavoro che sta lavorando per individuare soluzioni agibili nel breve tempo.

Riabilitazione robotica e tecnologie avanzate per il Parkinson

“Far simulare il cammino tramite un robot produce un effetto benefico innanzitutto sulla cognitività. Questo significa che l’esercizio motorio stimola la plasticità neuronale in senso lato.
Dott.ssa Paola Ortelli in occasione della Parkinson Academy ediz. I

Dalla IIIa lettera di un giovane parky al proprio neurologo. di Giulio Maldacea

Parkinson esordito quando avevo 33 anni, delatentizzato a seguito di un intervento alla colonna vertebrale. Alla fine del 2021 ho fatto un errore clamoroso. Ho esagerato, mi sono fatto coinvolgere in attività motorie estreme.  Così dopo svariati trekking, a piedi ed in MTV, sicuramente bellissimi e molto gratificanti, ma fuori dalla mia portata, con annesse cadute, mi diagnosticano un edema midollare, non operabile, a livello cervicale. Nel giro di pochi mesi il Parkinson, che fino ad allora avevo controllato abbastanza bene, ha fatto un salto in avanti. Complice l’isolamento ed un conseguente regime alimentare inadeguato  mi sono ritrovato in carrozzina, eloquio compromesso, funzioni motorie  e fisiologiche fuori controllo….

Il Prof. Meco mi disse una volta che “… il Parkinson è una malattia per persone intelligenti“. Sulle prime pensai mi prendesse in giro.

Poi capii.

Voleva dire che non basta la “pasticchetta”.

Strategia terapeutica 2.0

Estratto dal Manifesto del Parkinson.

 

Specialmente dopo il Covid, che ha evidenziato la inadeguatezza dell’offerta terapeutica per il Parkinson(ismi), abbiamo capito che dobbiamo assolutamente estendere il concetto di strategia terapeutica verso l’approccio multidisciplinare realmente applicato. Un approccio multidisciplinare, agito fin dalla diagnosi da un team supportato da una tecnologia che, fino a quando non verrà trovata una cura sana, al momento è l’unico nuovo strumento su cui possiamo contare.  Serve conoscenza, consapevolezza e dati su cui basare le decisioni.

Serve una alfabetizzazione di base condivisa e comunicata in modo adattato al destinatario della comunicazione (medico <> paziente). Serve una base cognitiva comune ed univoca.  Serve una squadra specializzata che copra tutti gli ambiti. Serve una squadra per ognuno di noi oggi e per tutti quelli che verranno domani. E saranno molti secondo le stime.

(*) Fonte:Organizzazione Mondiale della Sanità – The Emerging Evidence of the Parkinson Pandemic – E. Ray Dorseya, T. Shererb, M. S. Okunc and B. R. Bloem

Dobbiamo identificare i fattori di causa o predittori. Ed è nostro compito divulgare queste informazioni affinché si possano adottare delle contromisure.

“… la discontinuità nelle visite e nelle cure genera preoccupazioni e confusione in questa popolazione fragile ed in particolare nella gestione delle terapie della fase avanzata di malattia. ”
Accademia Limpe Dismov  

 

Ringrazio il personale del l.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (https://www.neuromed.it/), con particolare riferimento al Prof lnnocenzi (Neurochirurgia) ed al Dott. Nicola Modugno, amico prima che medico. Ringrazio dal profondo del cuore anche la Fondazione Don Gnocchi (https://www.dongnocchi.it/), ed in particolare la Dott.ssa Aprile, il team di riabilitazione, il team di robotica, gli infermieri e gli OSS tutti. Vi ringrazio per la vostra professionalità, per il rispetto e per l’umanità che avete sempre dimostrato, anche nei momenti più difficili.
Giulio Maldacea